Un omino con le ruote 
Contro tutto il mondo 
Un omino con le ruote 
Contro l'isohard 
E va su ... 
Ancora 
E va su ……….

(dalla canzone “Coppi” di Gino Paoli)

Se mi chiedessero chi è stato il più grande campione sportivo italiano di tutti i tempi, non avrei alcuna esitazione nel rispondere Fausto Coppi. La cosa strana è che non è un mio contemporaneo, non ho avuto la fortuna di vederne le gesta, ma penso che sia stato quello che ha più profondamente cambiato una disciplina sportiva, come il ciclismo. Come tanti ho potuto ammirare i reperti dell'Istituto Luce sulle sue vittorie e ho letto fiumi di parole sulla sua grandezza di atleta. In parte ho avuto la fortuna di ascoltare mio padre, classe 1929, da sempre tifoso di Bartali, ma rispettoso della classe eccelsa di Coppi, che da giovane, come tanti suoi coetanei ascoltava le radiocronache di Mario Ferretti e come lui sono riuscito ad entrare nell 'immaginario collettivo, al punto di innamorarmi della mitica epopea del campionissimo. Pensare che Coppi, nato a Castellania in provincia di Alessandria, nella zona del Tortonese si approcciò tardi al ciclismo, tanto che la sua prima corsa la fece a 18 anni con un risultato deludente, visto che dovette ritirarsi per due forature. Inutile comunque star qui ad elencarne le vittorie, che tutti noi sportivi e non apprezziamo e conosciamo bene, anche se quella che gli valse l'eterno soprannome de “Il Campionissimo” fu la leggendaria tappa del Giro d'Italia, la Cuneo-Pinerolo del 10 giugno 1949, in cui il radiocronista esordì con la mitica frase entrata nella storia: 


Un uomo solo al comando. La sua maglia è biancoceleste, il suo nome è Fausto Coppi ”

Il "campionissimo" in fuga nella Cuneo-Pinerolo


Ferretti stava raccontando un'impresa sportiva senza eguali; Fausto Coppi vinse quella tappa con 192 km di fuga solitaria, infliggendo all'amico rivale Gino Bartali, giunto secondo al traguardo, un distacco di quasi 12 minuti, senza soffermarci a quantificare quelli inflitti agli altri avversari. Tanti passi scalati nella sua fuga solitaria, tra cui il leggendario Isohard, al punto che lo scrittore Dino Buzzati, all'epoca inviato del Giro, in un resoconto postumo scrisse: 


 Centinaia di migliaia di italiani avrebbero pagato chissà quanto per essere lassù dove noi si era, per vedere quello che noi vedevamo. Per anni e anni – ce ne rendemmo conto – si sarebbe parlato a non finire di questo fatterello che non pareva di per sé niente di speciale, solamente un uomo in bicicletta che si allontanava dai suoi compagni di cammino”


In quell’anno Coppi vinse anche il tour de France, primo atleta nella storia a portare a termine doppietta con la corsa rosa, ipotecata proprio con la straordinaria impresa conseguita nella Cuneo-Pinerolo.

Il 27 luglio di quell’anno il mitico giornalista e scrittore Gianni Brera, scrisse di Coppi paragonandolo ad una invenzione della natura per completare il modestissimo estro meccanico della bicicletta. 

Coppi, un eroe d’altri tempi, un novello Achille, immortale, che la malasorte, anzi la malasanità se lo sarebbe portato via undici anni dopo quell’impresa mitica, per un caso di malaria, scambiato per influenza da uno stuolo di medici stolti……

Da marzo 2019 il suo paese natale porta il suo nome diventando Castellania Coppi. 

A meno di 15 km da Castellania Coppi, passando per Costa Vescovato si raggiunge il paesino di Monleale, che ospita, a mio modo di vedere un altro “Campionissimo”, il suo nome è Walter Massa,un altro uomo solo al comando e porta sulle spalle il pesante fardello di essere stato il  padre putativo del Timorasso, vitigno autoctono a bacca bianca, prodotto fin dai tempi remoti, ma solo grazie alla lungimiranza di un vignaiolo fuoriclasse (Massa) è stato riportato in auge negli anni ottanta del secolo scorso. 

Coltivato in provincia di Alessandria fin dall’antichità, se ne hanno testimonianze già nel XIV secolo, nel Trattato di agronomia di Pietro de’ Crescenzi, e nel Bollettino Ampelografico del Di Rovasenda, del 1885 che segnalava tale vitigno come il maggiormente coltivato nella zona del Tortonese. E’ solo la mia opinione, ma come Coppi, i suoi vini vincono per distacco e come il Campionissimo che diede un senso al movimento ciclistico italiano, anche Massa ha dato un senso al territorio tortonese e a un vitigno dimenticato troppo presto per dare spazio ad altri vitigni piu’ redditizi a livello quantitativo. Ho avuto il privilegio di visitarlo due volte a distanza di 10 anni l’una dall’altra, la prima nel 2010 e la seconda l’anno scorso in compagnia del mio grande amico William, francese di nascita e fine intenditore dei vini bianchi. Walter, lo chiamo per nome perché è una persona vera e schietta e perché preferisce il tu al lei, più battagliero che mai nonostante passino gli anni è un personaggio un po’ scomodo, forse perché quando vinci, diventi scomodo, ma se sei un campione, tale rimani, e come Fausto anche lui è un campione e così le sue creature, come il suo Derthona “Costa del Vento” annata 2016,di 15,0 gradi che ho degustato in una bellissima ed assolata domenica invernale e che mi ha dato grandissime emozioni al pari di una vittoria del Campionissimo.


Vino regale che ho versato in ampio balloon; tappo stelvin e su questo fatto ci sarebbe da aprire una discussione importante, ma mi limito a dar ragione a Massa, perché penso che sia il futuro, quantomeno dei vini bianchi. 

Si presenta di color oro brillantissimo con una limpidezza uniforme a livello cromatico.

Al naso è aristocratico con ricchi sentori iniziali di ardesia e in parte di sbuffi di incenso appena acceso ed a seguire emerge una leggera frutta di albicocca matura, un tocco di miele e sul finale una decisa impronta di erba medica.

In bocca, non è un vino qualunque; nonostante l’alcoolicità pronunciata, ma non invadente, entra quasi di prepotenza, con molta personalità e struttura e con un’ampiezza spettacolare, in un corollario gustativo davvero invidiabile, dove emerge molto la frutta surmatura. E’ un vino che spinge molto al palato in un contesto di sapidità molto, molto intrigante e con una persistenza gustativa che ha dell’eterno…. 

Un vero cavallo di razza, un fuoriclasse che ha davanti a sé ancora molti anni per affinarsi in una terziarietà che lascia presagire qualcosa di importante.

Chissà quante volte Fausto Coppi, nei suoi allenamenti collinari tortonesi ha costeggiato una serie infinita di vigneti e lui grande campione della bicicletta, forse era ignaro che non fosse l’unico Campionissimo del suo amato territorio. 

Un calice lo dedico a lui e al grande Walter Massa……


……… Un omino che non ha
 La faccia da campione

Con un cuore grande
 Come l'isohard

E va su ...
 Ancora

E va su ...
 E va su ...
 E va su ...

Tappo a vite "Stelvin"