Secondo la mitologia, Pico fu uno dei primi re del Lazio, figlio di Saturno e di Feronia, si dice abbia fondato la città di Albalonga e di Laurentum e quindi può essere considerato un avo del re Latino e dei gemelli Romolo e Remo. 

Sposato con la ninfa Canente, un giorno, in un bosco venne visto dalla Maga Circe che per poterlo avvicinare si trasformò in un cinghiale, ma quando gli fu davanti, riprese le sembianze di donna e in tutti i modi cercò di sedurlo, invano. 

Adirata, lo trasformò in un picchio verde. La ninfa Canente, non vedendolo tornare vagò nel bosco alla sua ricerca, finchè stremata si accasciò sulle rive del Tevere e si dissolse nell’aria. 

Ma il mito di Pico è poliedrico, nel senso che esiste un’altra leggenda, più esoterica che lo descrive come un semidio che poteva mutare forma, preferendo quello dell’uccello sacro a Marte, il picchio. La sua caratteristica era quella di avere capacità profetiche, usandole per dare oracoli all’altare di Marte. Queste sue capacità sembrano siano confutate da illustri studiosi secondo i quali, sul frontone dell’antro della Sibilla Appenninica, ci sono lettere e numeri che erano parte di una epigrafe in lingua picena arcaica che riporta testualmente: “Sipilla thei piki” ovvero “Sibilla del dio Pico”…..

L’oracolo, secondo definizione, è un essere o un ente considerato fonte di saggi consigli o di profezie, solitamente di natura spirituale. Lo stesso termine può riferirsi anche a una predizione del futuro e chissà se Angiolino Maule, viticoltore illuminato in quel di Montebello Vicentino, località Monte Sorio, quando a fine anni ’80 diede vita alla Biancara e ai suoi vini, dapprima al Sassaia e poi al Pico, abbia in tal senso profetizzato l’attenzione ai giorni nostri dei cosiddetti “vin natur” – vini naturali, vero e proprio antesignano di una corrente enologica che va oltre le mode del momento. 

Siamo nel territorio del vitigno Garganega, vero re incontrastato; la famiglia Maule possiede 11 ettari di proprietà e 4 in affitto ed i vigneti si trovano ad un’altezza compresa tra i 90 e i 260 metri s,l,m, Qui, il suolo è composto da limo e argilla con detriti inglobati, ossia frammenti rocciosi di natura vulcanica. La parola d’ordine di Angiolino è: Vino naturale.
 Pertanto, riduzione massima di interventi in vigna con il trattore, gestione dell’erba tra i filari limitata a due sfalci estivi con la possibilità del manifestarsi di erbe spontanee a favore dell’ecosistema, limitati trattamenti sulla pianta unicamente con compost vegetali e particolari tisane per combattere le malattie ed in cantina la regola base è quella di non togliere e non aggiungere nulla al vino.

Il Pico è Garganega in purezza selezionata nelle colline più vocate di Gambellara. Affinato in grandi botti da 15 hl per 12 mesi ed imbottigliato senza filtrazione. 

Ma veniamo alla degustazione.

Pico annata 2015 di 13,5° vol. , versato nel bicchiere tipo Burgundy, si presenta di un colore simile a quello dei lingotti d’oro, ritrovati impolverati  dopo un’estenuante caccia al tesoro, quindi non brillante ma leggermente velato. La mancanza di filtratura lo rende nel colore di per sé interessantissimo. 

Roteato a dovere, emerge da subito e con prepotenza scorza di arancia amara ed a seguire foglie di mentuccia appena colta, camomilla selvatica e lievissime note sulfuree. Lasciato ulteriormente ossigenare, classiche nuances di erbe della macchia mediterranea ed un tenue sentore di finocchietto.

In bocca entra carezzevole, con una caratteristica ed ammaliante oleosità; la rispondenza naso/bocca è splendida, così come la sua vena acida. Freschezza, unità a sapidità e mineralità , fanno da corollario ad una beva mai banale , a tratti elegante e decisamente persistente.

Il Pico, a mio modo di vedere, incarna una sorta di congiunzione tra un vino bianco e un orange wine e rappresenta in qualche modo la metafora della vita del  suo artefice, quel visionario di Angiolino,  e parafrasando una nota canzone di Vasco Rossi, la sua vita è un brivido che vola via, è tutto un equilibrio sopra la follia,,,, quella sana follia che solo i geni possono avere e a suo modo il buon Maule lo è.