Recensione dedicata a una donna inaccessibile!
(Because your kiss) your kiss is on my list
(Because your kiss) your kiss is on my list
(Because your kiss) your kiss is on my list
I can’t resist
(Kiss on my list – 1980 Daryl Hall & John Oates)
Sfido chiunque ad aver dimenticato il primo bacio!
Ho trascorso la mia giovinezza negli anni ’80, anni di grandi speranze, dove tutto era possibile, dove si stava davvero bene e dove le parole che più andavano di moda erano ambizione (ma in senso positivo), benessere, spensieratezza, in uno stile di vita che, all’epoca, era trasversalmente rappresentato dagli inizi degli Yuppies (la famosa “Milano da bere”) e dai paninari.
Erano gli anni dei primi amori, delle compagnie numerose e delle feste private dagli amici che possedevano una taverna o uno scantinato, con una palla girevole al soffitto con gli effetti strobo, con un angolo adibito a “postazione” D.J. e con la musica che si distingueva per la sua grande varietà di stili e per l’uso crescente della tecnologia. Uno degli elementi di questo periodo è stato l’ampio utilizzo dei sintetizzatori, che hanno contribuito a creare il suono distintivo del decennio. In queste feste, che iniziavano di norma il sabato sera e che si protraevano il pomeriggio del giorno dopo, impazzavano i cosiddetti “balli della mattonella”, in quello che definirei un elogio della lentezza, ma soprattutto del desiderio. Tra i lenti più gettonati ne rammento tre e ricordo anche con chi li ballavo sempre (Angela):
Careless Whisper (1984) di George Michael
Hard to say i’m sorry (1982) dei Chicago
Old and Wise (1982) degli Alan Parsons Project
Se ancora oggi ci penso, è come se avvertissi ancora il suo respiro, la morbidezza della sua pelle e il suo profumo; ci si abbracciava, lei appoggiava dolcemente il viso sul mio petto, io le appoggiavo le labbra sfiorandole il collo risalendo pian piano sino al lobo dell’orecchio e poi lentamente percorrevo il suo viso sino a lambire il lato della bocca, per poi scambiarci un bacio, (rigorosamente alla francese) appassionatissimo. Il lento era il pretesto per poi appartarci e continuare nelle nostre effusioni amorose.
Mamma mia!! Mi emoziono ancora adesso, mentre sto scrivendo e una nostalgica malinconia mi assale, in parte per una gioventù che non ritorna e in parte perché oggi è tutto così cambiato. Le nuove generazioni vanno “veloci” come la società in cui viviamo….
Ci sono baci davvero indimenticabili, ma vi è mai capitato di avere il desiderio irrefrenabile di baciare una donna inaccessibile?
Per quel che mi riguarda, sì.
E allora si viene colti da un duplice impulso, uno inquieto ed istintivo, come quello descritto nei versi della canzone del duo Hall & Oates che a cappello della recensione recita:
(Perché il tuo bacio) il tuo bacio è nella mia lista
(Perché il tuo bacio) il tuo bacio è nella mia lista
(Perché il tuo bacio) il tuo bacio è nella mia lista
Non posso resistere
L’altro romantico, quello di Edmond Rostand, che nel Cyrano de Bergerac recita quanto segue:
Ma poi che cos'è un bacio? Un segreto detto sulla bocca, un istante d'infinito che ha il fruscio d'un'ape tra le piante, una comunione che ha gusto di fiore, un mezzo di potersi respirare un po' il cuore e assaporarsi l'anima a fior di labbra.
L’attrazione verso ciò che non possiamo avere si perde nella notte dei tempi e nonostante il mondo sia popolato da milioni di persone, chissà per quale infausta magia l’attenzione si posa quasi sempre su quelle impossibili.
Il problema di fondo è che le persone irraggiungibili assumono ai nostri occhi un valore sorprendente al punto di aumentarne il desiderio e di vederle sempre più seducenti. Prima o poi arriva il momento in cui ci si convince, quasi per sfinimento, a fare un doveroso passo indietro e una sorta di romanticismo innato ci fa credere di percorrere la strada giusta, anche se ne usciamo sempre sconfitti.
Forse, se mi fossi fatto aiutare da un vino, che ho trovato essere il propulsore della passione, quella pura ed inesauribile, probabilmente avrei avuto l’ardire di strapparle quel bacio rimasto incompiuto…..
Mi riferisco al Chianti Classico annata 2021 dell’azienda vinicola Pruneto di 14,0° Vol.
Ringrazio sin d’ora il mio amico pistoiese Domenico che me l’ha gentilmente donata e devo ammettere che erano anni che non degustavo un Chianti così interessante, al punto di avermi riacceso un certo interesse.
Ci troviamo a Radda in Chianti. Il podere Pruneto di origine settecentesca è posto sulla cresta di un colle tipico della morfologia di questa zona altamente vocata per la viticoltura, anche se in questo territorio il bosco è maggioritario sui vigneti rappresentando almeno il 75%, caratterizzando quindi una biodiversità non indifferente.
Il podere è stato acquistato dalla famiglia Lanza negli anni '60, trasformandolo in un decennio in un’azienda vinicola con il primo imbottigliamento risalente al 1981. Le vigne si estendono per poco più di tre ettari disposte lungo il versante meridionale della collina su cui poggia il podere, con esposizione sud e sud-ovest. I vigneti sono stati impiantati in tre epoche diverse; il primo nel 1972 nella parte alta con suolo prettamente sabbioso da dove proviene il Sangiovese per la riserva, il secondo del 1999 nella parte più bassa, dove la parte argillosa è prevalente e le uve esprimono carattere e potenza ed infine una vigna che collega le precedenti, piantata nel 2017.
L’altitudine delle vigne è di c.ca 550 metri s.l.m.
Il vitigno prevalente è ovviamente il Sangiovese, affiancato da alcuni filari di Merlot, Canaiolo e Ciliegiolo.
Le viti sono allevate a spalliera: doppio cordone speronato, Guyot e tradizionale archetto toscano. Vengono effettuati pochissimi trattamenti che prevedono esclusivamente l’uso di prodotti non sintetici e uniformati ai dettami della viticoltura biologica. Le concimazioni vengono effettuate ogni 3-4 anni con humus di lombrico. In cantina il credo è quello del minimo interventismo con solo l’utilizzo di pochissima solforosa, le fermentazioni sono spontanee e non si eseguono filtrazioni né chiarifiche. Per la vinificazione si usano vasche di cemento e acciaio, mentre per gli affinamenti si utilizzano botti di legno di rovere da 30 hl e qualche barrique esausta.
Ma veniamo senza indugi alle note di degustazione di questo Chianti Classico ottenuto per il 95% con vitigno Sangiovese e per il restante con Canaiolo e Merlot, che alla vista si presenta di un rosso rubino intenso ed impenetrabile con leggere sfumature porpora sull’unghia.
Il naso è potentissimo con richiami di frutta rossa, ciliegia marasca e prugna, ma si avvertono anche note floreali di violetta di campo ed a seguire nobili speziature di tabacco da pipa, di cuoio e di inchiostro. Lasciato ulteriormente nel bicchiere ed atteso pazientemente, emana sensazioni balsamiche di aghi di pino e sul finale lievi e dissolventi tostature di caffè.
In bocca è un Chianti decisamente equilibrato, con una beva suadente, croccante ed al limite del carnale e con un tannino che si espande in modo accattivante e con estrema profondità. Acidità che ben si equilibra alla freschezza di un sorso che non risente dell’alcolicità non indifferente e che si dimostra allo stesso tempo elegante oltre ad essere ulteriormente reso interessante da una voluttuosa nota sapida che induce ad una continua beva e ad un finale di notevole persistenza.
Davvero una bella scoperta!!
Guardo il vino nel bicchiere e il suo rosso rubino mi ricorda le labbra morbide di Angela e i baci del mio primo amore giovanile, catapultandomi indietro di oltre 40 anni e tutto ciò, oltre ad intenerirmi il cuore, mi strappa un sorriso intriso di una velata malinconia, ma allo stesso tempo di un’innocente euforia per aver vissuto meravigliosamente quegli anni che, purtroppo, si sono persi nel tempo come lacrime nella pioggia…….ah, dimenticavo, alla donna inaccessibile dico solo che non oso baciare così tanta bellezza, ho un solo cuore da perdere…….ma forse, con un calice di Pruneto, tutto può diventare possibile!!
Alla prossima.