“il mio mondo è Amore!”

(Giovanni – 1948/2024)


La prematura scomparsa di una persona che ha fatto parte della nostra esistenza lascia sempre sentimenti di sconcerto, di sofferenza, ma soprattutto di vuoto, come se si fosse spenta d’improvviso la luce e ci si disconnetta da noi stessi e dagli altri.

E’ inevitabile immergersi nel buio dell’anima, nel lutto che ha le sembianze di uno stato completamente avulso, persi nella completa oscurità.

Di fronte a questo tipo di eventi mi interrogo ponendomi le domande che affliggono l’uomo dall’inizio dei tempi: “ perché sono nato?....perchè vivo?....quanto tempo mi rimane?”.

Sono umano e come tutti gli umani pecco di fragilità e di impotenza di fronte a certi interrogativi ai quali è difficile darsi ed ottenere risposte, ma ancora una volta in mio soccorso mi viene incontro Giovanni, che nel suo stato di WhatsApp  il 25/06/2019 ha scritto: “il mio mondo è Amore!”

Visto che per me sei e sarai sempre vivo, è il caso che ci si parli al presente come facevamo nelle lunghe serate a Lido di Camaiore.

Giovanni, toscano verace, fiorentino docg per nascita e per aver trascorso nella città gigliata tutta la vita lavorativa, culminata con il cavalierato a fine carriera, hai compreso più di altri il vero significato di vivere.

Hai capito, mettendolo in pratica, che la nostra esistenza deve essere vissuta per amare e per votarsi completamente a chi si vuol bene ed i figli, ai quali non hai mai lesinato amore e la tua compagna, a te vicina negli ultimi 5 anni, dopo un’inattesa vedovanza, lo possono e devono testimoniare.

Ti ho conosciuto, ti ho vissuto e sono stato investito della tua estrema generosità, del tuo volermi bene come a un fratello minore e della tua sagace ironia; mi pare di vederti ancora, avvolto nel tuo cappottino blu, elegantissimo, con il bavero leggermente alzato, non un capello fuori posto, calzoni blu, camicia azzurra, sneakers di pelle bianca, l’immancabile Marlboro tra le dita e lo sguardo che diceva tutto, perché come ripetono sovente dalle tue parti “un tacere vale più di una parola”.

Giovanni, per tutti, indistintamente, sei stato un faro a cui affidarsi per ritrovare la giusta direzione attraccando al tuo porto sicuro, in preda alle acque agitate della vita. 

Te ne sei andato la mattina del primo aprile, così come sei arrivato nella mia vita, con garbo e con l’educazione che ti hanno sempre contraddistinto, quasi in punta di piedi, senza far rumore e clamore. Te ne sei andato nel momento che hai deciso tu, come quando si cenava insieme e alla fine della serata mi dicevi sempre: ”Angelo, adesso fo’ come il Baglioni…..ci si leva dai coglio..!”

Ebbene sì, ti sei levato facendo una grande bischerata e che brutto pesce d’aprile che ci hai fatto. Mi sa che ci hai preso in giro per l’ennesima volta!

Ma la tua partenza, non ha lasciato solo dolore e lacrime, ma anche un messaggio di speranza, che ho colto mentre rientravo sconsolato in auto verso casa, a Legnano, dopo averti sepolto.

Te ne sei andato il 01/04 alle ore 10:04 e per chi come me crede nel significato della numerologia non ho potuto fare altro che isolare questi due potenti numeri, l’1 e il 4 che si ripetono due volte, quasi a volerli rimarcare enfatizzandoli, non a caso. 

Il numero 1 è quello dell’origine è da ciò sono nate tutte le cose; dal numero 1 scaturiscono due energie uguali e contrarie che formano la materia. L’unione di queste due energie creano la nuova vita.

Il 4 è il più perfetto dei numeri essendo la radice degli altri numeri e di tutte le cose. Il numero 4 è l’emblema dell’infinito, dell’eternità.

Ecco svelato il tuo messaggio: Giovanni hai vinto la morte passando ad una nuova vita, quella eterna, infinita.

Ed è per questo che oggi, voglio celebrare non il tuo ricordo, perché tu sei vivo, ma la tua vittoria sulla morte, che altro non è che quel passaggio obbligato, quello stargate che ti ha portato alla vera vita, quella eterna, piena di luce e ridondante di Amore.

Non ci ho pensato su due volte e sono sceso in cantina per prendere dallo scaffale un vino della tua amata Toscana, che non ha bisogno di alcuna presentazione, quel Tignanello di Antinori, annata 2003 di 13,5° vol. che ho stappato con gioia e che tu, bevitore molto morigerato avresti sicuramente apprezzato. Questa recensione mi rimarrà nel cuore ed è giusto che io ne elevi le note gustative.

Stappato 5 ore prima di essere servito e versato nell’ampio balloon tipo Burgundy, si presenta di un bel rosso rubino intensissimo, come il cuore colmo di amore di Giovanni e  con riflessi granati sull’unghia; al naso è una meraviglia, un autentico corollario di profumi a cominciare da quello dei mirtilli rossi,  da confettura di ciliegia marasca, per poi virare su stecca di vaniglia del Madagascar ed a seguire tipiche note terziarie di tostatura di caffè, humus e per chiudere tabacco del Kentucky e note balsamiche con liquirizia dolce. 

In bocca è un’opera d’arte, con toni gessosi e tannini asciutti e levigatissimi in  un equilibrio perfetto tra acidità e mineralità. 

Un Sangiovese d’altri tempi, come lo era Giovanni, un vino sul quale si può fare sempre affidamento, ma mai scontato e piacevolmente generoso nella sua beva aristocratica. Frutta rossa, ma anche una piacevolissima vena di dolcezza che attraversa il palato ed il finale è marcato da una squisita nota gustativa di cioccolato fondente su di una persistenza davvero lunga e gradevolissima.

Ho finito il vino nel bicchiere e sento di aver finito anche le parole, perché le dita che imprimono le lettere della tastiera si stanno facendo sempre più pesanti. Non mi resta che versare altro Tignanello  e mentre mi appresto ad assaporare ancora un po’ di questo nettare celestiale, penso a quando mi capiterà di ritornare alla tua Lido di Camaiore e guardando il mare, mi sembrerà scorgere la tua figura avvolta nel tuo cappottino blu, sigaretta tra le labbra socchiuse e ghigno ironico che ti rendeva inconfondibile.

Ringrazio Dio di averti incontrato e finchè avrò fiato e vita potrò dire di aver avuto il privilegio di esserti stato amico, ma sono anche certo che, prima o poi ci rincontreremo e allora sarà di nuovo festa.

Ciao Giovanni.