L’Armèe du Rhin (Armata del Reno), venne costituita nel dicembre del 1791, con lo scopo di espandere la Rivoluzione Francese negli attigui stati tedeschi lungo il Reno; nel primo anno d’azione, sotto il comando del Generale Adam Philippe de Custine, questo esercito partecipò a numerose battaglie e altrettante vittorie, tra le quali spiccano quella di Magonza, Francoforte e Speyer. Negli anni a seguire, l’armata subì diverse trasformazioni con annessione all’Armata della Mosella, per poi confluire nell’Armata del Reno e della Mosella nell’aprile 1795.

Antoine Marie Lavelette, ufficiale di Stato Maggiore agli ordini del Generale de Custine, nel 1794 venne richiamato a Parigi con il ruolo di aiutante di campo del Generale d’Hilliers nella prima divisione militare della capitale. Non vi fece più ritorno, ma portò con sé il ricordo di uomini valorosi, di generali capaci e rispettati dai soldati al punto di lasciare alcune memorie, dalle quali se ne può riassumere per importanza alcune sue righe:

Questa armata non era la prima per la sua importanza, né per le sue intraprese. Incaricata dalla sua posizione di coprire l’Alsazia, di difendere la parte del Palatinato che essa aveva conquistata, ella vi riuscì con successi alcune volte disputati ma definitivamente sempre felici; ella rese un grande servigio alla Francia, giacché il nemico agognava a questa parte delle sue frontiere che non avrebbe  mai restituite………

Relativamente all’Armèe du Rhin si scomodò anche Stendhal che raccontò un aneddoto che divenne presto leggenda. Il colonnello Bisson (1767-1811) di stanza all’Armata del Reno, nel 1794 avrebbe fermato sulla strada la 43° brigata di linea e le avrebbe ordinato di rendere i massimi onori militari ad un illustre vigneto……nell’attraversamento della Cote de Nuits in Borgogna, fece sostare le proprie truppe in un vero e proprio presentat-arm dinnanzi al leggendario “Clos de Vougeot”!!!

Verità o leggenda, questo gesto verrà poi attribuito a innumerevoli ufficiali.

Quando si parla del Clos de Vougeot, si parla indiscutibilmente di uno dei vigneti storici e più rinomati di tutta la Borgogna; un clos (vigneto completamento recintato da un muretto a secco) creato dall’uomo, per lungo tempo coltivato da un unico proprietario, in primis i monaci  cistercensi dell’Abbazia di Citeaux dal 1110 d.C, ed in seguito nel 19° secolo da Jules Ouvrard, figlio del famoso Julien Ouvrard (il banchiere di Napoleone Bonaparte, all’apice durante la Rivoluzione francese cadde in disgrazia con il suo imperatore) e fu in questo periodo che ebbe la gloria di essere annoverato come uno dei tre migliori grand Cru della Cote de Nuits  (secondo le tesi di  Lavalle nel 1855); gli altri due dovrebbero essere stati Romanèe-Conti e lo Chambertin. 

Dopo la Rivoluzione Francese il vigneto di 51 ettari totali è diventato uno dei più parcellizzati dell’intera Borgogna annoverando una ottantina di proprietari che a volte hanno scampoli di appezzamenti dai quali ne ricavano addirittura poche pieces (ogni piece borgognona raccoglie 228 litri).

Uno dei Domaine più rinomati è senza dubbio “Chateau de la Tour”, unica azienda vinicola che raccoglie, vinifica, affina e imbottiglia il Grand Cru all’interno del leggendario Clos, come accadeva ai tempi dei Cistercensi. Ho avuto la fortuna di farvi visita nel lontano 2006 e più recentemente nel 2013 ed ogni volta, il senso di ossequio, di una sorta di mistica sacralità alla presenza di un vigneto diventato vero e proprio emblema, insieme al suo famoso Chateau de Vougeot, oggi sede della “Confrière des Chevaliers du Tastevin”, mi ha sempre rapito, così come il suo vino, vero nettare celestiale. 

L’età media delle vigne di Chateau de la Tour è di 40 anni, ma ci sono alcune parcelle centenarie, dalle quali solo negli anni migliori se ne ricava il “Vieilles Vignes”.

La famiglia Labet, attuale proprietaria del Domaine , di ben 5 ettari , vanta una tradizione vinicola importante e negli anni i suoi esponenti hanno ricoperto cariche onorifiche  come Emil Labet che fu sindaco di Beaune dal 1929 al 1932.

Il Clos de Vougeot Grand Cru è un vino di fama mondiale, con grandi capacità di evoluzione ed è da considerarsi come uno dei migliori Pinot Noir al mondo.  Nella mia prima visita ho acquistato il Clos Vougeot Grand Cru annata 2004 di 13,0° vol. che ho stappato (con un po’ di malincuore….) 6 ore prima di essere degustato e che versato nell’apposito balloon stile Burgundy, si presenta di color rosso rubino mediamente carico con riflessi granati sull’unghia, Tappo sanissimo senza alcun cenno di cedimento e colore visivamente ancora accattivante. Al naso è superbo e racchiude in sé il grande terroir Borgognone che solo un Grand Cru riesce ad esprimere. Iniziali sentori di rosa canina, lasciano il sopravvento a frutta rossa matura di mora e ciliegia ed a seguire emergono con prepotenza decisi profumi terziari di foglie umide autunnali, di terra bagnata e di funghi, per poi virare su note speziate di pepe bianco, cuoio e sul finale un pot-pourri di note balsamiche.

In bocca entra in ampiezza e si avverte ancora una leggera astringenza di un tannino comunque setoso ed avvolgente; la beva è scorrevole ed il corollario gustativo, in cui predominano i rimandi fruttati e speziati non è mai banale. Acidità decisamente equilibrata, in un vino che ha profondità, complessità ed espressività fuori dal comune. Emerge l’anima della Borgogna e di quello che deve essere un Pinot Noir per essere ricordato. Il finale, persistente è impreziosito da una nota cioccolatosa di cacao amaro.

Degustare questo vino è stato come intraprendere un viaggio millenario in un mix di Storia e leggenda che solo questa terra magica riesce a farti fare. Chapeau!!!!